Una gloria locale: Carlo Ceresa

Fra tutti i personaggi che lungo il corso della nostra storia hanno in qualche modo contribuito ad onorare la terra natale, Carlo Ceresa, senza nulla voler togliere agli altri, merita sicuramente un posto di riguardo.

Il Ceresa fu un pittore infaticabile, contraddistinto da un'attività veramente prodigiosa: si pensi che i dipinti a lui sicuramente attribuiti e che si possono ancora oggi ammirare sono 269, mentre altri 70 sono da considerarsi "perduti. Le sue tele, oltre ad aver arricchito il patrimonio artistico di quasi tutte le chiese della nostra vallata e di una parte notevole di quelle dell'intera diocesi, sono ormai entrate a far parte di numerose collezioni, principalmente private, sparse in numerose città italiane (Bergamo, Milano, Torino, Firenze, Roma ... ) e straniere (Londra, Amsterdam, New York, Los Angeles, Baltimora, Boston, Auckland in Nuova Zelanda ... ) .

Il padre di Carlo Ceresa, Ambrogio, fu uno dei tanti "forestieri" che all'inizio del Seicento vennero a cercare fortuna nel nostro paese.  Egli giunse a S. Giovanni Bianco quasi sicuramente nel 1602, all'età di 31 anni,da Cortenova, località situata nelle vicinanze di Primaluna.  
Messo piede a S. Giovanni Bianco  verso l'anno 1602, Ambrogio Ceresa si guadagna da vivere facendo il calzolaio.  E' ancora scapolo e, naturalmente, si guarda attorno, alla ricerca della futura compagna della sua vita, che, finalmente, trova in una "forestiera" come lui: Caterina Maurizio, figlia di Sebastiano e Giovanna Carrara, originari di Oltre íl Colle, ma residenti alla Roncaglia Dentro.
Nulla conosciamo della fanciullezza e dell'adolescenza di Carlo Ceresa, né, tanto meno, siamo in grado di indicare in quale punto preciso del nostro paese risiedesse la sua famiglia.

 Negli atti notarili nei quali figura a partire dal 1602, Ambrogio Ceresa è sempre detto "habitante a S.Giovanni Bianco", senza l'indicazione di una contrada ben precisa.  Questo particolare ci autorizza a pensare che la sua casa sorgesse nel "capoluogo" e fosse proprio quella stessa che egli poi acquistò quando il figlio Carlo aveva all'incirca otto anni, dietro la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Bianco.

Il 5 gennaio 1635 il pittore sottoscrive il "contratto di matrimonio" con Caterina, figlia di Giuseppe Zignoni di Grabbia e di Angelica Torni originaria di Piazzalina. Tra gli obblighi imposti dal futuro suocero,c'era quello di risiedere nella casa della sposa, nella contrada di Grabbia.




La casa di Carlo Ceresa nella contrada di Grabbia


L'evento fu certamente importante per la futura carriera del giovane pittore:il fatto di imparentarsi con la facoltosa casata degli Zignoni, a loro volta legati da vincoli di amicizia e di sangue con la potente famiglia dei Boselli, contribuirà a spalancargli molte porte e a facilitargli il cammino verso la celebrità.     

Da quell'unione fortunata  (la moglie del Ceresa, donna bellissima, delle cui fattezze il marito si servì molto spesso per effigiare le sue Madonne, dovette essere una sposa dolce e remissiva ...) nacquero, nell'arco di 25 anni, ben undici figli (di cui sei morirono, però, in età tenerissima).

Comunque il Ceresa, benchè impegnato a Bergamo a ritrarre dame e gentiluomini o intento a dipingere Madonne e Santi, non rimase mai per lungo tempo lontano dal suo paese, ove circostanze liete e tristi della sua famiglia lo richiamarono spesso.
Se il Ceresa aveva più dimestichezza con pennelli e colori, non è che fosse poi completamente digiuno di quell'arte che si chiama agricoltura: la campagna rappresenta per il Ceresa un sano diversivo.

Egli non dimentica, però, la sua occupazione principale: le sue opere migliori appartengono proprio al periodo che corre tra il 1650 e il 1674.  E che dall'esercizio dell'arte egli ritraesse non soltanto soddisfazioni morali è dimostrato dal fatto che a partire dal 1649 egli presta denaro a quanti glielo chiedono.  
Da quell'anno, fino praticamente alla sua morte, il Ceresa è coinvolto in questa attività secondaria, anche se non del tutto marginale.




Pietà, olio su tela di Carlo Ceresa (Chiesa di Sentino)


  Non conosciamo l'anno preciso in cui il pittore si stabilì a Bergamo. Già dal 5 gennaio 1666, però, egli aveva acquistato dall'Ospedale Maggiore di Bergamo, per 650 scudi, "una pezza di terra cortiva et hortiva, con diversi corpi di casa, posta nel Borgo di S. to Tomaso, vicinanze di S. Alessandro della Croce (Borgo Pignolo)".
  Il 27 febbraio 1676 il Ceresa rilevò per soli 770 scudi "una casa con diversi corpi di casa, posta in B.go S.to Leonardo, quasi all'incontro della Ven.da Chiesa di S. Alessandro in Colonna".

  L'ultimo acquisto ebbe luogo il 3 dicembre dello stesso anno:  si tratta questa volta di una casetta, posta in Borgo S. Tommaso, di due luochi, uno terraneo et camera sopra et un poco di horto".

Quando morì esattamente Carlo Ceresa?  Il Tassi afferma che il decesso avvenne il 10 febbraio 1679; nel "Registro dei Morti" della Parrocchia di S. Alessandro della Croce figura, invece, la data del 20 febbraio 1679.  
Le cose, però, non stanno così.  Le due date, infatti, sono smentite da un documento ritrovato presso l'Archivio di Stato di Bergamo.  

Il documento non lascia adito a sospetti: si tratta dell'atto stesso "adì 30 genaro 1679" dal notaio Luigi Mariani di Bergamo, nel quale egli dichiara di aver consegnato quel giorno nell'ufficio del Vicario Pretorio per l'apertura e la successiva pubblicazione, il testamento di Carlo Ceresa, "stante la morte del predetto Ceresa seguita questa notte prossima passata".  

Quindi il pittore morì nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1679.  




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