Il convento dei Cappuccini
Un evento di rilievo verificatosi nella prima metà del Seicento e destinato ad incidere profondamente sulla vita civile, sociale e religiosa di tutto il nostro territorio fu l'erezione sui piani di Callagagno della chiesa e del convento dei Padri Cappuccini, per merito di un benefattore veramente straordinario.
Isepho (Giuseppe) Boselli, risiedeva a Venezia, ma era originario del nostro paese dove possedeva numerosi immobili, ereditati dal padre Gerolamo, situati soprattutto sulla sponda sinistra del Brembo, ai Molini, al Piazzo, a Callagagno, ai Castelli..., nel Comune, quindi di S. Gallo.
Egli, esercitando il commercio (era "muscbier", cioè guantaio), aveva accumulato un ingente patrimonio anche in Laguna. Sentendo prossima la fine, Giuseppe Boselli il 21 gennaio 1639 dettò le sue ultime volontà: il testamento si trova all'Archivio di Stato di Venezia.
La sua prima disposizione testamentaria riguardava, comunque, proprio le sostanze che egli possedeva nel territorio bergamasco, delle quali lasciò una metà alla nipote Virginia, moglie di Giorgio Locatelli di Almenno, e l'altra metà ai Padri Cappuccini perché costruissero una chiesa e, ovviamente, anche il convento (questo era sottinteso) nella contrada del Piazzo
Quanto, poi, al convento dei Cappuccini, se esso non fu edificato nel luogo inizialmente destinatogli, ciò dipese unicamente,da una decisione presa dai Superiori di quell'Ordine religioso, i quali gli preferirono il piano di Callagagno,
Giuseppe Boselli mori a Venezia poco dopo aver fatto testamento e quando a S. Giovanni Bianco si seppe del lascito che egli aveva disposto a favore dei Padri Cappuccini, la popolazione dell'intero circondario indirizzò "suppliche" al Doge di Venezia perché fosse autorizzata la costruzione del convento. Il 15 agosto 1639, inoltre, il Consiglio Comunale di S. Giovanni Bianco decise di affrettare i tempi, nominando un suo rappresentante che trattasse personalmente la delicata questione con le autorità di Governo.
Di fronte a tanta insistenza la Serenissima non poteva rimanere indifferente e così il 15 gennaio 1640
"alle suppliche degli habitanti della Valle Brembana Inferiore et in specie della terra di S. Gio. Bianco, concorse hoggi con sua gratiosa Ducale il Prencipe di Venetia al conceder loro libera licenza a fine si potesse nella prenominata terra fabricar una chiesa, con monastero annesso per habitatione de Cappuccini".
L'8 novembre 1640 il Padre Provinciale, accompagnato da alcuni "deffinitori", venne quassù "per far l'elettione del sito per la fabrica di essa chiesa et convento et cusì per far solenne funzione del piantar la croce et poner la prima pietra". Dopo aver ispezionato i vari terreni, "finalmente conclusero di piantarlo sul piano di Callagagno, sopra quale apunto s'atrovano undeci pertiche in circa di terra di raggione del quondam Isepbo Bosello... della quale heredità la fabrica medesima del convento è già statta per la metà beneficiata dalla pia volontà testamentaria di esso Isepho Bosello".
Il convento dei Cappuccini (acquerello della prima metà dell'Ottocento)
Il terreno prescelto, però, non era di completo gradimento dei Cappuccini, sia perché le 11 pertiche non erano ritenute sufficienti, sia, soprattutto, perché in esso s'incuneavano altre proprietà. Venne allora avvicinato Marco Cagnis, "habitante in detta contrada", che possedeva in quella zona diversi appezzamenti di terra, perché rendesse possibile la costruzione dei due edifici “così col cambiar terreno... affinché quelle 11 pertiche dí detta heredità si aggiungessero in un sol pezzo, come anco col cedere altre tre pertiche contingue alle dette undeci, rendendogliene altre tre equivalenti in altro sito”.
Marco Cagnis non disse di no ed allora ebbe inizio un complesso lavoro di permute prima e di vendite poi, condotto nel giro di soli tre giorni, che vide interessate ben sette "pezze dì terra prativa, campiva et ronchiva", appartenenti a diversi proprietari, che andavano da Callagagno ai Castelli e che sarebbe troppo lungo descrivere.
Comunque tale operazione finì per accontentare tutti e così l' l1 novembre 1640 “con solenne cerimonia si gettò la prima pietra della Chiesa et Convento di S. Francesco de Capuccini contigua a S. Giovanni Bianco”.
I lavori procedettero abbastanza speditamente, sotto íl diretto controllo degli stessi Cappuccini che nel 1641 si stabilirono definitívarnente in mezzo a noi. Fino all'inaugurazione del Convento si alternarono alla guida di quella Comunità padre Carlo da Gandino e padre Leandro da Leffe.
Non conosciamo la data esatta in cui i lavori furono definitivamente completati, ma sulla base di alcuni documenti possiamo affermare che ciò avvenne quasi sicuramente verso la fine del 1644 e l'inizio del 1645, anche se non è improbabile che la loro ultimazione possa essere avvenuta anche prima.
Sappiamo invece con certezza che la nuova chiesa fu solennemente consacrata il 12 settembre 1648 dal vescovo di Bergamo Luigi Grimani, assistito dal suo coadiutore Gian Battista Dovara.
Per quanto riguarda il bellissimo "Ponte dei Frati", vicinissimo al convento, che, dopo aver resistito a tante piene del Brembo, appare ancora oggi solidissimo e ben deciso a reggere a nuovi assalti del fiume, non è stata trovata alcuna testimonianza scritta che ne attribuisca la costruzione ai Cappuccini, ma corre fama che esso sia stato edifícato proprio da loro, tra il 1690 e il 1699. L'anno, comunque, venne inciso alla sommità dell'arcata vicina alla strada statale, ma l'ultima cifra è stata corrosa dal tempo; infatti si leggono ora distintamente soltanto i primi tre numeri: 169...
Il Ponte dei Frati
Nel convento risiedevano, di norma, 10 "religiosi", anche se esso ne poteva ospítare molti di più perchè, in realtà, disponeva di 22 "celle ".
A questo punto può essere legittimo chiedersi come mai il nostro convento dei Cappuccini sia sempre stato denominato "di S. Giovanni Bianco", pur essendo stato edificato nel territorio di S. Gallo... Tale attribuzione, infatti, dovrebbe essere considerata una vera e propria... mistificazione...
La spiegazione è però molto semplice: il convento si trovava "a due tiri di schioppo" da S. Giovanni Bianco, mentre le sedi della parrocchia e del Comune di S. Gallo erano notevolmente distanti.
Dell'apprezzamento, dell'affetto e della venerazione di cui furono circondati i Cappuccini fín dal loro primo insediamento nel nostro territorio esiste una ricchissíma documentazione, costituita principalmente dai testamenti dell'epoca e dal “Liber Mortuorum" della nostra parrocchia".
Soprattutto durante il periodo in cui essa venne retta da don Silvestro Grataroli, mentre era prerogativa del parroco amministrare agli infermi il Viatico e l'Estrema Unzione, erano gli stessi parenti dei moribondi che richiedevano la presenza dei Cappuccini, normalmente due, per raccomandarne l'anima a Dio.
Non parliamo poi dei neonati, figli di ignoti, che vennero raccolti alla porta del convento e sottratti a morte sicura.
I Cappuccini svolsero la loro opera benefica tra la nostra gente per oltre 150 anni, esattamente fino al 1798,allorché il monastero venne soppresso dalla Repubblica Cisalpina.
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