Saluti ellenici dal Ponte Vecchio

    

"Èk pòles glìcomai tà pollà, o fîlos", che nell'antica lingua della Grecia dovrebbe suonare pressapoco così: "lontano dalla città ti penso spesso, o amico".

Il condizionale è obbligatorio, considerato il quantitativo d'acqua passato sotto le arcate del "Put Vècc" di San Giovanni Bianco (secolo XVI, sullo sfondo della foto, transito della "Via Mercatorum" sul Brembo) dai tempi in cui chi scrive frequentava il liceo. 

A questo modo Adolfo salutava, da San Giovanni Bianco, Giamba (Gianbattista) rimasto a Bergamo, credibilmente, a studiare al "Sarpi" o al "Sant'Alessandro". Due ginnasiali, compagni di classe, dunque, il mittente e il destinatario della cartolina con la veduta, classica già allora, del Borgo della Spina inquadrato dalla riva sinistra del fiume, prima della costruzione del Ponte Nuovo e del Lungobrembo Arlecchino? 

Ma la calligrafia adulta dello scrivente, la sua padronanza dell'idioma di Omero e la circostanza che egli se ne potesse stare tranquillamente in villeggiatura a scuole ormai iniziate da un pezzo, fanno anche presumere che i due fossero rispettivamente docente ed ex alunno. Il professore, chiudendo la missiva spedita il 31 ottobre di sessantacinque anni orsono, aggiugeva "distinti doveri alla signora tua mamma". 

Maestro anche di buone maniere il compìto Adolfo, memore - c'è da crederlo - degl'insegnamenti di messer Baldassarre Castiglione, il "corteggiano-letterato" del Rinascimento. Visto quello che corre al presente in fatto di "politèsse" e cultura, il "c'era una volta" ci sembra giusto estenderlo, per questa puntata, anche al messaggio della cartolina.

Bernardino Luiselli

 pubblicato su " L'Eco di Bergamo",